Maphite, ovvero Maximum, Academic, Performance, Highly, Intellectuals, Train, Executioner. Questo il nome ed il significato dell’acronimo di un’organizzazione criminale nigeriana colpita dalle indagini della Procura della Repubblica di Torino.
Consolidatasi negli anni ’90 in Nigeria come confraternita o «cult», l’origine embrionale del gruppo risale, già dagli anni ‘80, all’ambiente universitario dello Stato del Benin, così come gli analoghi, ma contrapposti, gruppi diversamente denominati, come ad esempio gli Eiye, i Black Axe, i Vikings.
La confraternita Maphite si radicò nella società nigeriana, richiamando a sé numerosi adepti e strutturandosi, seppur inizialmente in modo rozzo e dozzinale, similarmente al modello della mafia italiana, della quale ne volle ricalcare, per sommi capi, lo scheletro strutturale verticistico. Il risultato nel tempo fu il consolidamento di una struttura solida e ben radicata in Nigeria, mimetizzata in ambito internazionale sotto il nome di Green Circuit Association, e diffusa oramai in moltissimi Stati in tutto il mondo.
Nel 2012 la “Green Circuit Association Charity Italia” veniva registrata nella città di Bologna. I soci fondatori sono tra gli attuali indagati.
Le indagini e l’operazione della Polizia di questa mattina, sono state realilzzate tra il Piemonte e l’Emilia–Romagna, regioni dove il “Cult Maphite”, l’organizzazione mafiosa, si era insediata: sono 14 gli arrestati per spaccio di sostanze stupefacenti e sfruttamento della prostituzione.
Il gruppo, nonostante avesse propri riti di iniziazione, gradi di affiliazione e regole di gestione interna, analogamente alle altre mafie nigeriane, aveva scelto di rimanere in ombra in una posizione “silente”, così definita dagli investigatori.
Le Squadre mobili di Torino e Bologna, coordinate dal Servizio centrale operativo hanno accertato, per le persone sottoposte a fermo, ruoli e gerarchie individuando anche una sorta di regolamento scritto, uno statuto in vigore per tutti gli affiliati.
Sono stati accertati anche legami con le altre organizzazioni mafiose nigeriane presenti in Italia e gli accordi per la spartizione delle “piazze di spaccio”.
Fonte: Polizia di Stato