Si avvicina la data di riapertura dei Centri estivi, possibile a partire da lunedì 8 giugno, e nel frattempo la Regione Emilia-Romagna conferma per il terzo anno consecutivo il bonus economico alle famiglie, per sostenere i costi delle rette di frequenza.
La Giunta regionale ha confermato in questi giorni lo stanziamento di 6 milioni di euro, provenienti dal Fondo sociale europeo, per finanziare il progetto di conciliazione dei tempi lavoro-famiglia.
Si tratta di un intervento che prevede un sostegno economico alle famiglie con figli nati dal 2007 al 2017 (dai 3 ai 13 anni) che usufruiscono dei Centri estivi aderenti al progetto. Il contributo può essere richiesto da famiglie con attestazione Isee 2020 o, in alternativa per chi non ne fosse in possesso, quella 2019, entro i 28 mila euro.
Il contributo che verrà erogato concorre alla copertura della rata di frequenza settimanale del servizio estivo, nel limite di 84 euro a settimana, per un massimo di 4 settimane, (o una durata maggiore nel caso in cui il costo settimanale della retta sia inferiore a 84 euro), fino al raggiungimento dell’importo massimo di euro 336 per figlio.
Obiettivo del progetto è promuovere e sostenere l’accesso da parte delle famiglie a servizi che favoriscono la conciliazione vita-lavoro nel periodo di sospensione estiva delle attività scolastiche ed educative e allo stesso tempo contribuire a qualificare e ampliare le opportunità di apprendimento e integrazione, mediante esperienze utili per bambini e ragazzi.
“Per il terzo anno consecutivo- sottolineano la vicepresidente con delega al Welfare, Elly Schlein, e l’assessore allo Sviluppo economico, Lavoro e Formazione, Vincenzo Colla– confermiamo un provvedimento che lo scorso anno ha consentito ad oltre 20mila ragazzi di partecipare alle molteplici attività organizzate al termine della scuola, e alle famiglie di affrontare con più serenità il costo delle rette. L’edizione di quest’anno ha una valenza particolarmente significativa perché si pone dopo un periodo particolarmente difficile a causa dell’emergenza sanitaria causata dal coronavirus che ha costretto anche i più giovani a un lungo isolamento e li ha privati della necessaria socialità garantita dalla scuola”
“Per questo-spiegano Schlein e Colla– abbiamo accelerato sulla riapertura, garantendo la massima sicurezza a ragazzi, famiglie e operatori ma tenendo fede a un principio per noi indiscutibile: il diritto di conciliare i tempi di cura e di impegno lavorativo, andando incontro ai nuovi bisogni legati al mutato mondo del lavoro e delle reti famigliari. Con una particolare attenzione nei confronti delle donne nei confronti delle quali non sarebbe accettabile alcun passo indietro”.
Destinatari e criteri di assegnazione dei contributi
Come per lo scorso anno, anche nel 2020 i contributi vengono concessi alle famiglie (anche affidatarie) che intendono iscrivere i loro bambini e ragazzi di età compresa tra 3-13 anni alle attività estive e sono composte da entrambi i genitori, o uno solo in caso di famiglie mono genitoriali, occupati e residenti in Emilia-Romagna.
Altro requisito per ottenere il contributo è il limite di reddito Isee annuo entro i 28 mila euro. Possono chiedere il bonus anche le famiglie nelle quali anche un solo genitore sia in cassa integrazione, mobilità, impegnato in compiti di cura oppure disoccupato purché partecipi alle misure di politica attiva del lavoro definite dal Patto di servizio (strumento utilizzato dai centri per l’impiego per formalizzare un accordo con disoccupati ed occupati sul progetto per l’inserimento lavorativo o la partecipazione ad un percorso formativo).
Tempi e modi per chiedere i contributi
A causa dell’emergenza causata dal Coronavirus, è stata disposta la sospensione della “Direttiva regionale per organizzazione e svolgimento dei soggiorni di vacanza socioeducativi in struttura e dei centri estivi” approvata dalla Regione nel 2018, alla quale è subentrato il protocollo regionale per la riapertura in sicurezza dei servizi. Un protocollo al quale i Comuni e Unioni di Comuni, impegnati nel completare l’avvio dei bandi, dovranno attenersi per individuare i Centri estivi pubblici e privati (associazioni, cooperative, parrocchie e altri Enti religiosi).
I soggetti gestori dei Centri estivi oltre ai requisiti richiesti nelle scorse edizioni del progetto (tra tutti, la presenza di un progetto educativo), dovranno inoltre garantire l’accoglienza di tutti i bambini richiedenti, fino ad esaurimento dei posti disponibili, e dei bambini disabili certificati, in accordo con il Comune di residenza, per garantire le appropriate modalità di intervento e di sostegno.
Dopo la chiusura del bando, i Comuni stileranno l’elenco dei Centri – pubblici, gestiti cioè direttamente dal Comune, e privati accreditati – aderenti al progetto. Successivamente i Comuni potranno ricevere le richieste di contributo: i genitori dovranno scegliere uno dei Centri inseriti nell’elenco comunale e la richiesta dovrà essere fatta presentando la dichiarazione Isee. Spettano al Comune l’istruttoria, il controllo dei requisiti e la successiva compilazione della graduatoria delle famiglie individuate come possibili beneficiare del contributo, fino ad esaurimento della disponibilità finanziaria.
Ripartizione delle risorse sul territorio
A livello territoriale, i 6 milioni ripartiti tra i Comuni capofila dei Distretti, in base al numero dei bambini residenti e in età compresa tra 3 e 13 anni (nati dall’1 gennaio 2007 al 31 dicembre 2017), prevedono: per Bologna 1.234.895 euro; Modena 1.000.316 euro; Reggio Emilia 798 mila euro; Parma 605.470 euro; Forlì-Cesena 356 mila euro; Ravenna 508 mila euro; Rimini 456.797 euro; Ferrara 394.604 euro; Piacenza 367mila euro.
I dati del secondo anno di realizzazione del progetto
Nel 2019, secondo anno di realizzazione del progetto, hanno aderito tutti i 38 Distretti della regione e nella seconda annualità i Centri che hanno partecipato al progetto di conciliazione sono aumentati rispetto al 2018: complessivamente 1.292, 125 in più. I bambini e ragazzi che hanno beneficiato dei contributi regionali sono stati oltre 20.300 (13.040 del 2018).
Fonte: Regione Emilia Romagna